Dora Vanelli – Comunicare l'Impresa
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04Mag

Un giardino nascosto

By: doraVanelli \ Comments: 0 \ Date: 4 Maggio 2022

A Venezia oggi ho scoperto un luogo “magico” forse sconosciuto ai turisti, ma non ai veneziani! A pochi minuti dai Giardini della Biennale e storicamente con il nome di Serra Margherita ecco la Serra dei Giardini.

Costruzione nata a fine ‘800 per ospitare durante l’inverno le specie di piante più sensibili al freddo, agli inizi degli anni ’90 è stata abbandonata per più di 10 anni fino a quando il Comune di Venezia ha iniziato i lavori di restauro restituendo a questa magnifica struttura tutto il suo splendore.

La Serra si raggiunge da via Garibaldi nel quartiere Castello, il più grande dei sei sestieri (quartieri) e l’unico a non affacciarsi sul Canal Grande.

Pochi i tavolini, immersi nei fiori e nelle piante che si possono anche acquistare perché la Serra effettua attività di vendita di piante in vaso e di materiale per il giardinaggio.

L’atmosfera è piacevole, quasi rarefatta. Le ragazze del servizio ti accolgono con un sorriso e ti propongono snack healthy, centrifughe ed altri prodotti biologici.

Ora che c’è la Biennale, credo che sia il “massimo” fare una pausa in questo luogo scenografico e fuori dalle solite location turistiche e dagli schemi. Stupendo, davvero!


http://www.serradeigiardini.org/

Aperti dal lunedì a domenica dalle 10,00 alle 20,00

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24Apr

Un viaggio in Giordania

By: doraVanelli \ Comments: 0 \ Date: 24 Aprile 2022
Petra

Sono trascorsi solo pochi giorni dal mio rientro dalla Giordania e ho già nostalgia di quei posti magici visitati e delle persone conosciute.

Non è facile trasmettere un viaggio: le sensazioni, le percezioni, i profumi, le emozioni. Gli amici ti chiedono di “raccontare” ma tutto parte dalle vibrazioni, da momenti che toccano le corde intime e nascoste dell’anima.

Nel cuore del Medio Oriente, scolpita in un paesaggio desertico e roccioso, ecco la Giordania, il piccolo regno dai confini bollenti, dai panorami spettacolari e dai numerosi siti dichiarati patrimonio Unesco.

Ovunque si vada vi sono zone di interesse storico a partire dalla capitale Amman, una delle città abitate più vecchie del mondo e che molti non visitano se non per scendere dall’aereo e partire per mete più conosciute. Invece, dedicandole tempo, si scopre la cittadella romana e un teatro greco intatto di una bellezza unica.

A pochi chilometri dalla capitale l’antica Gerasa- Jerash- di cui non conoscevo l’esistenza e che si rivela ai miei occhi in tutta la sua magnificenza.  L’arco di Adriano, l’ippodromo, il Foro, il Tempio di Artemide , i Teatri, tutti in ottimo stato di conservazione, ci raccontano la storia di questa città, una delle più antiche della Giordania che risale a 6500 anni fa.

Il giorno di Pasqua siamo arrivati sul Monte Nebo dove Mosè vide la Terra promessa e dove concluse il suo Esodo. Quale giorno dell’anno possa essere migliore di questo? Il Monte è luogo di culto da tempo immemorabile e lo testimonia il lavoro degli archeologi che ha trovato una stratificazione di chiese cristiane, la più antica delle quali risale al IV secolo sotto la basilica attuale. Sono avvolta da un’atmosfera rarefatta e intima e mi si apre davanti agli occhi un panorama incantato sulla valle del Giordano e Israele.

E poi c’è il deserto rosso, magico, selvaggio, in cui mi sono sentita fuori dal mondo . Il Wadi Rum, detto anche Valle della Luna, la terra dei beduini e ancor prima dei nabatei, antico popolo di mercanti. Area protetta dal 1998 e patrimonio dell’umanità Unesco dal 2011; qui Thomas Edward Lawrence, visse tra il 1916 e il 1918 durante la grande rivolta araba.  Ho dormito in un campo tendato sotto le stelle, gustato il mansaf, piatto tipico a base di riso, agnello e jameed (yogurt) seduta sui loro tappeti, atteso il tramonto accovacciata su una roccia trasudante calore; cavalcato le dune su una jeep guidata da un simpatico beduino: un’esperienza da fare almeno una volta nella vita, magia pura che riempie l’anima di colore e di pace.

E poi il Mar Morto le cui coste giordane sono più pianeggianti di quelle israeliane. Ritrovarmi nel punto più basso della terra, a – 420 metri dal livello del mare, mi ha fatto uno strano effetto così come strano è stato galleggiare in acqua senza muovermi, semplicemente restando”a mollo”. Questo è dovuto alla grande quantità di sale presente nelle acque che tuttavia impedisce l’esistenza di qualsiasi forma di vita, ecco perché si chiama Mar Morto!

Ho lasciato per ultima Petra, perchè Petra oscura tutto il resto! La sua bellezza e la sua magnificenza l’hanno resa famosa in tutto il mondo; è una delle sette meraviglie con centinaia di siti da vedere lungo il percorso che si insinua nella montagna. Molto del suo fascino deriva dalla sua collocazione in una stretta gola nel deserto; un vero canyon che non ha nulla da invidiare a quelli americani, chiamato Siq, lungo 1,6 km. Il Siq termina davanti al monumento più conosciuto che è quello del Tesoro; vederlo spuntare tra le alte pareti rocciose è un’emozione unica che, da sola, vale il viaggio. A piedi, a cavallo o con i cammelli si procede poi per la via delle Facciate e ci si addentra nella vera città. Mille i sentieri che si diramano, centinaia le tombe e le abitazioni che si susseguono; mentre cammino sotto il caldo sole di mezzogiorno penso alla forza della storia e all’imponenza della natura, sono rapita dai colori del deserto, dalle donne dai visi bruciati dal sole, dagli sguardi dei beduini solo apparentemente torvi.

Arriviamo al Monastero El Deir dopo aver percorso 900 scalini, sempre in salita, con un dislivello notevole e raggiungendo un’altezza di 1500 metri. Un’ora faticosa, senza dubbio, ma con panorami, scorci e “facce” che rimarranno impresse nella mia mente tutta la vita. El Deir ha una struttura simile a quella del Tesoro e il suo nome “il Monastero” deriva dalla presenza di croci scolpite sulle pareti interne. Stanchi sprofondiamo letteralmente nei cuscini del chiosco costruito di fronte alla maestosa facciata e il tempo si ferma: attimi di contemplazione dell’immensità della natura e della magnificenza di questo magico luogo.

Forse succederà dormendo sotto le stelle oppure quando rimarrete senza parole davanti agli enormi costruzioni del passato. O magari in mezzo al traffico di Amman o in cima ad una montagna; oppure bevendo il tè alla salvia e mangiando con le mani il mansaf, o ancora, ascoltando la voce del muezzin mentre il sole tramonta o davanti alla magnificenza della natura. Insomma ci sarà un momento, e forse anche più di uno, in cui la magia di questo paese vi rapirà il cuore!

Il super gruppo!

Aggiungo che questo viaggio non sarebbe stato lo stesso senza la compagnia di splendidi amici, di Federico, mio “partner in crime”, con i quali ho condiviso queste emozioni uniche; ringrazio in modo particolare l’amica Jacqueline di viaggiarcobaleno.net che ci ha condotto con professionalità in questa indimenticabile avventura e Ghassan la nostra simpaticissima guida giordana.

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23Mag

Robert Doisneau a Bologna

By: doraVanelli \ Comments: 0 \ Date: 23 Maggio 2020

“Le meraviglie della vita quotidiana sono così eccitanti; nessun regista può ricreare l’inaspettato che trovi per strada”.

Finalmente, dopo il lock down, Palazzo Pallavicini riapre al pubblico la mostra fotografica dell’artista parigino Robert Doisneau  prorogata  al 21 luglio.

La mostra  a cura dell’Atelier Robert Doisneau (Montrouge, Fr) è organizzata da Pallavicini s.r.l. di Chiara Campagnoli, Deborah Petroni e Rubens Fogacci in collaborazione con diChroma photography.

L’esposizione è il risultato di un ambizioso progetto del 1986 di Francine Deroudille e Annette Doisneau – le figlie del fotografo – che hanno selezionato  450mila negativi prodotte in oltre 60 anni di attività dell’artista.

143 sono  le immagini  esposte tra cui quella del famoso  Le baiser de l’hôtel de ville, una delle  più famose della storia della fotografia del secondo dopoguerra.

Palazzo Pallavicini, Via San Felice 24

da giovedì a domenica dalle 11.00 alle 20.00 (19.00 ultimo ingresso)

biglietto intero 11 euro, ridotto 9 euro

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18Nov

Qualche nozione in più sul FB advertising

By: doraVanelli \ Comments: 0 \ Date: 18 Novembre 2019

Capita ogni giorno che noi  cerchiamo on line una tipologia di prodotto e ci ritroviamo quello stesso prodotto sponsorizzato nei nostri profili Fb o Instagram

E ci chiediamo come sia possibile.

Ogni giorno nelle bacheche dei nostri profili social appaiono prodotti sponsorizzati di diverse aziende che abbiamo magari ricercato giorni prima in rete.

Facebook mette a disposizione i dati anonimi degli utenti della sua piattaforma e in questo modo è possibile far visualizzare a questi utenti la propria pubblicità in spazi specifici (all’interno delle stories, delle bacheche, dei video).

Se sono interessato a raggiungere utenti che amano vestiti del marchio che produco, Facebook mi permette di “colpire” quel gruppo di utenti anonimi che hanno navigato sulle pagine del mio brend;  FB si basa sia su fonti interne come i commenti degli utenti che dimostrano “interesse”, sia su fonti esterne, i Pixel, cioè quelle righe di codici presenti nei web site e nei siti di e-commerce che servono per rilevare e memorizzare gli acquisti fatti e le pagine visualizzate dagli utenti. 
Quando cerchiamo una tipologia di prodotto on line e poi ci ritroviamo quello stesso prodotto sponsorizzato nei nostri profili, è perché vi sono appunto queste righe di codice che tracciano i nostri comportamenti.  Tutti questi dati sono tuttavia trattati  in modo anonimo.

Facebook non mi dirà mai che la Signora Paola Bianchi  ama le scarpe di Laboutin, mi permette solo di raggiungere un gruppo di persone anonime a cui quelle scarpe piacciono.

Importante è leggere le politiche sulla privacy tutte le volte che ci iscriviamo ad un sito, cosa che non facciamo quasi mai limitandoci a barrare la casella per poter proseguire con l’iscrizione. Quando accettiamo il trattamento dei nostri dati stiamo accettando di entrare in questo processo e non dobbiamo poi meravigliarci o addirittura gridare all’inganno. Le vecchie tecniche di e-mail marketing, newsletter o marketing telefonico non servono più a nulla anzi vengono percepite come fastidiose.

Il rischio in cui si può cadere potrebbe essere di ridurre le persone a semplici data base  da raggruppare secondo  interessi, età, genere, stili di vita ecc.

In realtà è sempre alla persona che spetta la decisione; e ciò che spinge l’individuo all’acquisto è il suo sentire, la sua propensione e la sua esperienza individuale. Personalmente amo gli abiti  di Dior , la filosofia e la creatività della Signora Chiuri  ma non soddisfano i miei bisogni per cui non li acquisto. Siamo sempre noi individui a decidere ma dobbiamo essere consapevoli di come si è spostato il modo del marketing e di come velocemente si orienti sui social senza che noi ce ne accorgiamo.

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