Dora Vanelli – Comunicare l'Impresa
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Un viaggio in Giordania

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By: doraVanelli \ Comments: 0 \ Date: 24 Aprile 2022
Petra

Sono trascorsi solo pochi giorni dal mio rientro dalla Giordania e ho già nostalgia di quei posti magici visitati e delle persone conosciute.

Non è facile trasmettere un viaggio: le sensazioni, le percezioni, i profumi, le emozioni. Gli amici ti chiedono di “raccontare” ma tutto parte dalle vibrazioni, da momenti che toccano le corde intime e nascoste dell’anima.

Nel cuore del Medio Oriente, scolpita in un paesaggio desertico e roccioso, ecco la Giordania, il piccolo regno dai confini bollenti, dai panorami spettacolari e dai numerosi siti dichiarati patrimonio Unesco.

Ovunque si vada vi sono zone di interesse storico a partire dalla capitale Amman, una delle città abitate più vecchie del mondo e che molti non visitano se non per scendere dall’aereo e partire per mete più conosciute. Invece, dedicandole tempo, si scopre la cittadella romana e un teatro greco intatto di una bellezza unica.

A pochi chilometri dalla capitale l’antica Gerasa- Jerash- di cui non conoscevo l’esistenza e che si rivela ai miei occhi in tutta la sua magnificenza.  L’arco di Adriano, l’ippodromo, il Foro, il Tempio di Artemide , i Teatri, tutti in ottimo stato di conservazione, ci raccontano la storia di questa città, una delle più antiche della Giordania che risale a 6500 anni fa.

Il giorno di Pasqua siamo arrivati sul Monte Nebo dove Mosè vide la Terra promessa e dove concluse il suo Esodo. Quale giorno dell’anno possa essere migliore di questo? Il Monte è luogo di culto da tempo immemorabile e lo testimonia il lavoro degli archeologi che ha trovato una stratificazione di chiese cristiane, la più antica delle quali risale al IV secolo sotto la basilica attuale. Sono avvolta da un’atmosfera rarefatta e intima e mi si apre davanti agli occhi un panorama incantato sulla valle del Giordano e Israele.

E poi c’è il deserto rosso, magico, selvaggio, in cui mi sono sentita fuori dal mondo . Il Wadi Rum, detto anche Valle della Luna, la terra dei beduini e ancor prima dei nabatei, antico popolo di mercanti. Area protetta dal 1998 e patrimonio dell’umanità Unesco dal 2011; qui Thomas Edward Lawrence, visse tra il 1916 e il 1918 durante la grande rivolta araba.  Ho dormito in un campo tendato sotto le stelle, gustato il mansaf, piatto tipico a base di riso, agnello e jameed (yogurt) seduta sui loro tappeti, atteso il tramonto accovacciata su una roccia trasudante calore; cavalcato le dune su una jeep guidata da un simpatico beduino: un’esperienza da fare almeno una volta nella vita, magia pura che riempie l’anima di colore e di pace.

E poi il Mar Morto le cui coste giordane sono più pianeggianti di quelle israeliane. Ritrovarmi nel punto più basso della terra, a – 420 metri dal livello del mare, mi ha fatto uno strano effetto così come strano è stato galleggiare in acqua senza muovermi, semplicemente restando”a mollo”. Questo è dovuto alla grande quantità di sale presente nelle acque che tuttavia impedisce l’esistenza di qualsiasi forma di vita, ecco perché si chiama Mar Morto!

Ho lasciato per ultima Petra, perchè Petra oscura tutto il resto! La sua bellezza e la sua magnificenza l’hanno resa famosa in tutto il mondo; è una delle sette meraviglie con centinaia di siti da vedere lungo il percorso che si insinua nella montagna. Molto del suo fascino deriva dalla sua collocazione in una stretta gola nel deserto; un vero canyon che non ha nulla da invidiare a quelli americani, chiamato Siq, lungo 1,6 km. Il Siq termina davanti al monumento più conosciuto che è quello del Tesoro; vederlo spuntare tra le alte pareti rocciose è un’emozione unica che, da sola, vale il viaggio. A piedi, a cavallo o con i cammelli si procede poi per la via delle Facciate e ci si addentra nella vera città. Mille i sentieri che si diramano, centinaia le tombe e le abitazioni che si susseguono; mentre cammino sotto il caldo sole di mezzogiorno penso alla forza della storia e all’imponenza della natura, sono rapita dai colori del deserto, dalle donne dai visi bruciati dal sole, dagli sguardi dei beduini solo apparentemente torvi.

Arriviamo al Monastero El Deir dopo aver percorso 900 scalini, sempre in salita, con un dislivello notevole e raggiungendo un’altezza di 1500 metri. Un’ora faticosa, senza dubbio, ma con panorami, scorci e “facce” che rimarranno impresse nella mia mente tutta la vita. El Deir ha una struttura simile a quella del Tesoro e il suo nome “il Monastero” deriva dalla presenza di croci scolpite sulle pareti interne. Stanchi sprofondiamo letteralmente nei cuscini del chiosco costruito di fronte alla maestosa facciata e il tempo si ferma: attimi di contemplazione dell’immensità della natura e della magnificenza di questo magico luogo.

Forse succederà dormendo sotto le stelle oppure quando rimarrete senza parole davanti agli enormi costruzioni del passato. O magari in mezzo al traffico di Amman o in cima ad una montagna; oppure bevendo il tè alla salvia e mangiando con le mani il mansaf, o ancora, ascoltando la voce del muezzin mentre il sole tramonta o davanti alla magnificenza della natura. Insomma ci sarà un momento, e forse anche più di uno, in cui la magia di questo paese vi rapirà il cuore!

Il super gruppo!

Aggiungo che questo viaggio non sarebbe stato lo stesso senza la compagnia di splendidi amici, di Federico, mio “partner in crime”, con i quali ho condiviso queste emozioni uniche; ringrazio in modo particolare l’amica Jacqueline di viaggiarcobaleno.net che ci ha condotto con professionalità in questa indimenticabile avventura e Ghassan la nostra simpaticissima guida giordana.