Dora Vanelli – Comunicare l'Impresa
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30Gen

Innamorata di Bali

By: doraVanelli \ Comments: 0 \ Date: 30 Gennaio 2024

Ora sono pronta. Dopo un mese abbondante, dopo aver lasciato che le sensazioni e le emozioni si adagiassero tranquille, ora mi sento di poter raccontare il mio viaggio a Bali.

Inaspettato, non programmato e forse per questo ancor più intenso. Dodici giorni talmente pieni di cose da fare e da vedere che sapevo ancor prima di rientrare in Italia che avrei voluto ritornare in questo angolo di paradiso.

Sono partita con mia figlia Elena che mi accompagna in piccole e grandi avventure da quando è praticamente nata; ora giovane donna che sebbene abbia spiccato il volo, costruisce con me un ricordo di viaggio, almeno una volta all’anno.

Bali è intrisa di magia, un paese a religione induista dalle cerimonie leggere e colorate. Bali è il paese dei templi, delle risaie, delle altissime palme, delle scimmie, dei villaggi rurali, dei batik sgargianti. Ogni angolo trasuda misticismo, ogni mattina si fanno offerte per omaggiare gli dei buoni e allontanare i cattivi. Bali è il mare con le sue altissime onde cavalcate da giovani surfisti che planano con le loro tavole sulle acque. Bali sono le atmosfere e le credenze locali che narrano in musica e danze, la lotta infinita tra il bene e il male, quest’ultimo rappresentato da una creatura metà cane e metà leone: Barong.

Ovunque andiamo ci avvolgono profumi di incenso e sandalo, incrociamo sorrisi e scambiamo parole con persone dolci, gentili, dai modi sempre delicati. E delicate sono le mani delle ragazze che ti coccolano nelle SPA, con oli essenziali e balsami caldi aromatizzati. Il massaggio balinese alterna movimenti lenti ed eleganti a quelli più forti e localizzati, ma se ne esce sempre rilassati, quasi inebetiti; amo l’essenza del frangipane, molto rara e particolarmente apprezzata dagli stessi balinesi poiché ritengono agisca a livello emozionale modificando addirittura i pensieri. E ne ho portata una boccetta a casa.

Abbiamo incontrato Tommaso, un ragazzo balinese che ha vissuto 22 anni a Roma il cui accento può dare filo da torcere ai ragazzi di Trastevere. Si è offerto di farci da guida. La fortuna è decisamente nostra compagna di viaggio!

Ci ha portato alle cascate Tukad Cepung, nascoste in un profondo canyon dove per arrivarci abbiamo fatto una serie infinita di gradoni (non si possono che definire tali, essendo alti almeno 50 cm), percorso stradine impervie e scivolose; ci siamo bagnati da capo a piedi, ma ne è valsa la pena.

E il caffè fatto con la cacca degli Lwak? esiste davvero e costa 900 euro al chilo. E’ il caffè più costoso al mondo. Questi animaletti, gli Lwak (piccoli zibetti mammiferi) sono tuttavia ingozzati di bacche affinché producano più escrementi possibili e se le persone ne fossero a conoscenza lascerebbero perdere questo caffè che poi tanto differente dal nostro non è. L’allevamento che abbiamo visitato era molto piccolo, gli animaletti liberi in mezzo a una vegetazione pazzesca tra piante di ananas, banane e alberi di cannella, ma ho intravisto anche delle gabbie…

E poi ci sono le Isole GILI, tre isolette ognuna con una personalità ben precisa , dal mood un po’ hippie disperse nell’oceano a due ore di barca veloce da Bali. Ma il problema non è la distanza bensì l’arrivo … attracco a mezzo metro abbondante dal molo e tutti i passeggeri invitati a scendere devono improvvisarsi atleti del salto in lungo, mentre l’equipaggio lancia borse e zaini a caso.

Va beh, ce l’ho fatta con un guizzo anche soddisfacente. Un mezzo per arrivare all’hotel? solo carretti trainati dai cavalli o biciclette. Le isole sono piccole non hanno mezzi a motore e sono immerse in un giardino tropicale. La sabbia è bianca, grossa, a volte pungente perché formata da coralli frantumati e conchiglie. Ma è il mare a fare da padrone: cristallino, nulla da invidiare alle Maldive! e quando ci tuffiamo ci accoglie una barriera corallina meravigliosa, viva, pulsante dove regine incontrastate sono loro: le tartarughe. Non avevo mai nuotato con le tartarughe, sono bellissime, si avvicinano, quasi le tocco. Un’emozione unica!

Si dice che la soddisfazione per un viaggio sia direttamente proporzionale alle sue aspettative, io non ne avevo ed è stata una esperienza bellissima!

Due consigli pratici:

1-Viaggiare sempre leggeri, non servono valigie da 20 chili.

2-Utilizzare Grab (Uber) per gli spostamenti: comodo, veloce ed economico.Per i più temerari c’è il motorino ma il traffico balinese è piuttosto caotico, soprattutto sulle arterie principali, mentre nei piccoli centri si attraversano stradine molto strette e sconnesse, in più, si guida a sinistra!

Arrivederci Bali, a presto!


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28Apr

PER LA PRIMA VOLTA A MILANO

By: doraVanelli \ Comments: 0 \ Date: 28 Aprile 2023

L’artista argentino Leandro Erlich approda a Palazzo Reale di Milano dal 22 aprile al 4 ottobre 2023. Prima volta a Milano e prima volta in Europa. Nato a Buenos Aires nel 1973, Erlich crea grandi installazioni con cui il pubblico si relaziona e interagisce, diventando esso stesso l’opera d’arte. Un artista che mi ha sempre incuriosito per le sue opere surreali che sovvertono la normale percezione della realtà.

Un’ampia monografica che per cinque mesi accoglierà il pubblico italiano e non solo; ogni sua mostra ha conquistato milioni di persone, a Buenos Aires 300.000 i visitatori, 600.000 a Tokyo.

La mostra, promossa dal Comune di Milano-Cultura, è prodotta e organizzata da Palazzo Reale Arthemisia, in collaborazione con lo Studio Erlich, con la curatela di Francesco Stocchi.

Le sue opere sono uniche e rappresentano un’assoluta novità nel mondo dell’arte e uniscono creatività, visione, emozione e divertimento.

Difficile spiegare Erlich a parole, bisogna provare l’esperienza per capire e io tra pochi giorni andrò!

Dal martedì alla domenica 
ore 10:00 -19:30
Giovedì ore 10:00 – 22:30
Lunedì chiuso


Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura

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21Ott

Avedon a Milano

By: doraVanelli \ Comments: 0 \ Date: 21 Ottobre 2022

RICHARD AVEDON è al centro della mostra a Palazzo reale di Milano dove sono esposti più di 100 suoi scatti provenienti dal Center For Creative Photography di Tucson e dalla Richard Avedon Foundation;

Si ripercorrono i 60 anni di carriera del maestro indiscusso della fotografia del ‘900; Avedon ha rivoluzionato i canoni della fotografia e della bellezza togliendo staticità e rigidità alle immagini delle modelle, riprendendole per strada, in contesti inusuali, in locali. Sempre bellissimi e preziosi gli abiti ma presentati in modo naturale; le modelle si muovono libere davanti alla macchina, sono loro le protagoniste sul set ed emerge inequivocabilmente l’anima.

Emergono il lato umano, la personalità ed è su queste basi che Avedon sviluppa gli intensi ritratti in bianco e nero delle più celebri personalità della musica, dell’arte, della politica, della letteratura del Novecento. I ritratti prendono vita, i dettagli del volto sono talmente a fuoco che mi è sembrato di dialogare intimamente con loro.

Un elenco di foto lunghissimo che non riporto ma che suggerisco di vedere dal vivo fino al 29 gennaio 2023.

Mi è piaciuta particolarmente la sezione dedicata a Casa Versace main sponsor della mostra; iniziò nel 1980 la liason tra Avedon e lo stilista per la collezione primavera/ estate e si concluse dopo 20 anni con la prima collezione firmata da Donatella Versace. Curioso il filmato di Versace che racconta il modo di lavorare di Avedon: “tutto deve essere perfetto, ogni dettaglio curato in modo maniacale ma soprattutto “decide lui”, il set, le luci gli abiti, la scenografia, le modelle, comunque e sempre non ascolta nessuno”.

Il catalogo della mostra di cui ho messo la foto in copertina è edito da Skyra ed è anch’esso bellissimo!

Apertura: da martedì a domenica ore10-19,30 giovedì chiusura alle 22,30


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17Mag

Una “chicca” parigina

By: doraVanelli \ Comments: 0 \ Date: 17 Maggio 2022

Qualche giorno a Parigi e scopro un gioiellino, sconosciuto ai più che è il Museo Nissim de Camondo, vicino a Parc Monceau.

Entrando in questo sontuoso palazzo dei primi del Novecento si viene catapultati indietro nel tempo e si rimane stupefatti dall’integrità degli spazi e degli arredi.

E’ stata residenza privata di un banchiere turco ebreo, Conte Moise de Camondo, appassionato di arte e grande collezionista di oggettistica e tele risalenti al ‘700 francese pre rivoluzionario. Il figlio Nissim, che si arruolò come pilota durante la prima guerra mondiale, morì e il padre gli dedicò la collezione che lasciò poi alla città di Parigi. Il Museo offre uno spaccato delle abitudini e degli usi di una casa aristocratica del XVIII secolo, poiché tutto è stato conservato minuziosamente.

Entrando nella cucina, ultramoderna per l’epoca, mi sembra di far parte del set cinematografico “Downton Abbey” dove cuochi camerieri governante e maggiordomo si affaccendano nelle incombenze domestiche quotidiane. Le pareti e il soffitto sono interamente rivestiti di piastrelle bianche, per facilitare la pulizia e un “monumentale” girarrosto ricordano che il Conte era un buon amante della tavola. Anche i bagni sono di una modernità incredibili e hanno perfino i bidet, cosa che in Francia si trovano raramente.

In questo luogo il tempo si è fermato. I padroni di casa sembra che siano appena usciti; boiseries, mobili, tappeti, orologi, lampadari e servizi di porcellane arredano con eleganza le stanze.

Davvero un cameo parigino da non perdere:

aperto da mercoledì a domenica dalle ore 10 alle ore 17,30

Fermata metro: Villiers o Monceau


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