La struttura dell’Iki
Share OnAlla società occidentale, proiettata su tempi veloci, sul mordi e fuggi, sui colori forti e spesso urlati non è facilmente comprensibile la virtù della riflessione e delle sfumature delicate.
Cosa significa Iki?
Non c’è un termine esatto per tradurlo proprio perchè non siamo abituati a viverne il senso.
Lo scrittore giapponese, Kuki Shuzo ci può aiutare a capirne il significato.
Per Kuki Shuzo questa parola riassume l’essenza della cultura giapponese in quanto racchiude in sé seduzione, energia spirituale, rinuncia.
Tre virtù tradizionalmente espresse dalle figure emblematiche del Giappone: la geisha, il samurai, il bonzo.
Il barone Shuzo (1888-1941) era un vero dandy, nobile, ricco, intelettuale, colto, affascinante, poliglotta e cosmopolita. Conosceva l’inglese, il francese, il latino, il greco, il sanscrito, il tedesco, viaggiava assiduamente e coltivava la conoscenza delle arti (pittura, scultura, musica, architettura)
Il concetto di Iki sintetizzato da Shuzo è lo spazio teso tra un desiderio e la sua soddisfazione.
Non è il godimento dell’appagamento, ma il gioco dell’attesa.
Non è la passione sconvolgente ma il desiderio moderato che assapora le gioie della vita con elegante distacco.
Una persona “iki” si distingue per la sua pacatezza, per il garbo dei suoi gesti, per il suo portamento elegante. La sensualità che sprigiona non ha nulla a che fare con la civetteria volgare, non è una bellezza appariscente ma misurata.
Il senso di equilibrio sotteso al concetto di Iki genera serenità e tensione al tempo stesso ma è ben lontano dalla foga, dall’ostentazione e dal bosogno di apparire che caratterizzano la cultura occidentale.