Qualche nozione in più sul FB advertising
Share OnCapita ogni giorno che noi cerchiamo on line una tipologia di prodotto e ci ritroviamo quello stesso prodotto sponsorizzato nei nostri profili Fb o Instagram
E ci chiediamo come sia possibile.
Ogni giorno nelle bacheche dei nostri profili social appaiono prodotti sponsorizzati di diverse aziende che abbiamo magari ricercato giorni prima in rete.
Facebook mette a disposizione i dati anonimi degli utenti della sua piattaforma e in questo modo è possibile far visualizzare a questi utenti la propria pubblicità in spazi specifici (all’interno delle stories, delle bacheche, dei video).
Se sono interessato a raggiungere utenti che amano vestiti del marchio che produco, Facebook mi permette di “colpire” quel gruppo di utenti anonimi che hanno navigato sulle pagine del mio brend; FB si basa sia su fonti interne come i commenti degli utenti che dimostrano “interesse”, sia su fonti esterne, i Pixel, cioè quelle righe di codici presenti nei web site e nei siti di e-commerce che servono per rilevare e memorizzare gli acquisti fatti e le pagine visualizzate dagli utenti.
Quando cerchiamo una tipologia di prodotto on line e poi ci ritroviamo quello stesso prodotto sponsorizzato nei nostri profili, è perché vi sono appunto queste righe di codice che tracciano i nostri comportamenti. Tutti questi dati sono tuttavia trattati in modo anonimo.
Facebook non mi dirà mai che la Signora Paola Bianchi ama le scarpe di Laboutin, mi permette solo di raggiungere un gruppo di persone anonime a cui quelle scarpe piacciono.
Importante è leggere le politiche sulla privacy tutte le volte che ci iscriviamo ad un sito, cosa che non facciamo quasi mai limitandoci a barrare la casella per poter proseguire con l’iscrizione. Quando accettiamo il trattamento dei nostri dati stiamo accettando di entrare in questo processo e non dobbiamo poi meravigliarci o addirittura gridare all’inganno. Le vecchie tecniche di e-mail marketing, newsletter o marketing telefonico non servono più a nulla anzi vengono percepite come fastidiose.
Il rischio in cui si può cadere potrebbe essere di ridurre le persone a semplici data base da raggruppare secondo interessi, età, genere, stili di vita ecc.
In realtà è sempre alla persona che spetta la decisione; e ciò che spinge l’individuo all’acquisto è il suo sentire, la sua propensione e la sua esperienza individuale. Personalmente amo gli abiti di Dior , la filosofia e la creatività della Signora Chiuri ma non soddisfano i miei bisogni per cui non li acquisto. Siamo sempre noi individui a decidere ma dobbiamo essere consapevoli di come si è spostato il modo del marketing e di come velocemente si orienti sui social senza che noi ce ne accorgiamo.