Leggo un post su Spot&Web sul consumatore, il cui profilo viene delineato da un’indagine Nielsen condotta intervistando oltre 28.000 utenti in 56 paesi.
I consumatori socialmente consapevoli sono giovani il 63% di età inferiore ai 40 anni e disposti a pagare di più per prodotti e servizi di aziende che hanno sviluppato progetti di responsabilità sociale.
Secondo l’indagine Nielsen, la più alta concentrazione di consumatori socialmente consapevoli è nelle Filippine, dove il 68% degli intervistati si dichiara disposto a pagare un extra per tali prodotti, mentre la concentrazione più bassa è nei Paesi Bassi, dove solo il 21% degli intervistati ha indicato la propria disponibilità a spendere più.
In Europa, l’Italia si posiziona al primo posto con il 38% dei consumatori che dichiarano di essere disposti a pagare di più, seguita da Germania (32%), Spagna (31%), Francia e Gran Bretagna (entrambe 27%).
Tra le cause prese in considerazione, Nielsen rileva che, a livello globale, gli intervistati socialmente consapevoli considerano prioritari i programmi, attuati dalle aziende, riguardanti la sostenibilità ambientale (66%), i miglioramenti apportati a scienza, tecnologia, educazione tecnica e matematica (56%) e l’eliminazione della povertà estrema e della fame (53%).
In Italia la prima causa è la creazione di posti di lavoro ben remunerati (69%), a cui seguono la sostenibilità ambientale (57%), i miglioramenti apportati a scienza, tecnologia, educazione tecnica e matematica (48%) e l’eliminazione della povertà estrema e della fame (45%).
I consumatori globali socialmente attenti, quando devono filtrare una promozione o giudicare un brand si fidano dei consigli da parte di persone che conoscono (95%) (il passaparola) e cercano pareri e informazioni pubblicate online da altri consumatori (76%)(forum o recensioni).
I consumatori socialmente consapevoli sono, inoltre, più propensi, rispetto ad altri partecipanti alla ricerca, a utilizzare i social media per prendere decisioni d’acquisto 59% rispetto al 46% sul totale degli intervistati).
Tutto questo per rafforzare quanto ho già scritto nel post sul consumo collaborativo: la tecnologia e le communities stanno cambiando il concetto di consumo sostenendo nuovi modelli che andranno a ridefinire tutte le strategie di marketing delle aziende.