Dora Vanelli – Comunicare l'Impresa
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Archive for ‘Archivio’

L’immagine della donna e il codice deontologico ADCI-Intervista ai redattori

By: doraVanelli \ Comments: 0 \ Date: 4 Aprile 2011

 L’ADCI è un’associazione di creativi della comunicazione in cui i soci sono solo professionisti che hanno almeno 3 anni di esperienza e un minimo di tre lavori pubblicati sugli Annual dell’ADCI e di altri Art Director Club.

Il Presidente Massimo Guastini e Anna Maria Testa presentano oggi il loro Manifesto Deontologico al convegno “Il consumo dell’immagine della donna” organizzato da Consumers Forum  a partire dalle 10,00 presso la Federazione Nazionale della Stampa di Roma.

Intervista a Guastini e a Testa

Di seguito il testo, scaricabile in pdf dal blog bocciofilabrancaleone (blog non ufficiale del nuovo consiglio ADCI):

“Noi soci ADCI siamo consapevoli del fatto che la comunicazione commerciale
diffonde modi di essere, linguaggi, metafore, gerarchie
di valori che entrano a far parte dell’immaginario collettivo: la struttura mentale
condivisa e potente, tipica della culture di massa, che si deposita nella memoria di
tutti gli individui appartenenti a una comunità, e ne orienta opinioni, convinzioni,
atteggiamenti e comportamenti quotidiani.
Il nostro mestiere è raccontare le offerte dei nostri clienti attraverso narrazioni
efficaci. Ironia, humour, paradosso, appartengono al patrimonio storico del miglior
linguaggio pubblicitario. Sono, fra i molti tratti distintivi della pubblicità, forse i
più popolari e apprezzati,
se e quando vengono impiegati con competenza, precisione e misura.
Per questo crediamo, come professionisti e come individui responsabili, di dover
assumere, condividere e promuovere un insieme di princìpi che servano da
positivo fattore di sensibilizzazione e orientamento etico
per chi, ogni giorno, crea e diffonde linguaggi e simboli. Ad animarci
non è un intento censorio, che non ci appartiene, ma il desiderio
di portare un contributo positivo alla crescita, non solo materiale ma anche
culturale, di questo paese.
In questo spirito sottoscriviamo otto semplici appelli che auspichiamo possano
essere raccolti e condivisi anche al di fuori dell’Art Directors Club Italiano. Non
solo dagli altri colleghi che si occupano – in vari modi
– di comunicazione, ma anche dagli enti e dalle imprese per cui lavoriamo e da
chiunque abbia l’opportunità, oltre che la responsabilità, di veicolare messaggi
attraverso i media.
In linea generale, i princìpi cui ci ispiriamo sono già tutelati da altri organismi e,
nei casi di infrazione più sospetti, dal codice civile.
È nostro intento contribuire, con questo appello, a modificare modalità
di comunicazione che, pur lecite formalmente, possono tuttavia favorire
il consolidarsi di stereotipi negativi e il deteriorarsi della cultura collettiva.


ONESTÀ
La fiducia è uno dei pilastri su cui si fonda ogni
società civile. Tradire la fiducia di altri esseri umani è
una forma di inquinamento morale
che rende tutti più vulnerabili. Per questo noi soci
Adci ci impegniamo a evitare espedienti retorici tesi a
creare aspettative che il prodotto
o il servizio pubblicizzato non sarà mai
in grado di soddisfare. Fuorviare il pubblico
a cui parliamo indebolisce il nostro stesso lavoro.
BELLEZZA
Noi soci Adci ci impegniamo a lottare ogni giorno
contro la trasandatezza, la sciatteria, la trascuratezza
e la volgarità, virus la cui diffusione va a discapito
della bellezza.
«Tutti noi che per mestiere usiamo i mass media
contribuiamo a forgiare la società. Possiamo renderla
più volgare. Più triviale. O aiutarla
a salire di un gradino». (Bill Bernbach).
APPROPRIATEZZA
Ogni volta che creiamo un messaggio noi soci Adci
ci interroghiamo sulla sua appropriatezza. I nostri
messaggi entrano nelle case e nelle vite altrui:
dobbiamo chiederci sempre se quello che a noi pare
appropriato lo sia anche per gli altri.
La vera creatività non risiede nella trasgressione
distruttiva e fine a se stessa, ma nel reinventare la
norma aprendole prospettive nuove e fertili.
RISPETTO
Noi soci Adci siamo consci che con i nostri messaggi
non dobbiamo mai offendere gli altrui diritti e
meriti. Nemmeno quando sono i committenti a
spingerci in questa direzione, perché accontentarli
significherebbe procurare un danno a tutto il sistema.
Se la pubblicità non rispetta gli esseri umani nella
loro individualità
e nella loro differenza, questi smetteranno
di rispettare la pubblicità. Sta già accadendo.
CORRETTEZZA
Noi soci ADCI ci rifiutiamo di favorire con
il nostro lavoro rappresentazioni gratuite
di violenza, in tutte le sue forme: fisica, verbale,
psicologica, simbolica, morale. Siamo contrari a
promuovere direttamente o indirettamente qualunque
tipo di discriminazione, in quanto
è essa stessa una forma di violenza.
STEREOTIPI
Una certa dose di stereotipi è necessaria in pubblicità
come in ogni forma di comunicazione di massa. Ma
l’abuso di stereotipi e cliché relativi a etnie, religioni,
classi sociali, ruoli
e generi favorisce il consolidamento di pregiudizi e
ingessa lo sviluppo sociale, ancorandolo a schemi
culturalmente arretrati e quindi dannosi. Dunque
occorre usare gli stereotipi con attenzione e
consapevolezza, sempre chiedendosi se una soluzione
alternativa non sia possibile – e migliore.
INTELLIGENZA
Il fatto che la pubblicità debba essere chiara, diretta
e comprensibile a tutti non implica che debba essere
stupida, né che si debba trattare da stupido il suo
pubblico.
Noi soci Adci condanniamo e combattiamo il ricorso
alla stupidità sia come espediente retorico, sia
come scorciatoia per guadagnare facili consensi.
Difenderne l’utilità a fini comunicativi è un alibi cinico
e mediocre, tipico di chi disprezza i suoi simili e di chi
è incapace
di produrre o riconoscere idee nuove.
Per ridurre ciò che è complesso a semplice, senza
essere semplicisti e conservandone tutta la ricchezza,
occorre – parola di Bertrand Russell – la dolorosa
necessità del pensiero.
PUDORE
Consideriamo la sessualità libera da condizionamenti
un grande valore, per
la donna e per l’uomo. Il nudo in sé non può recare
offesa, come l’arte stessa ci ha insegnato attraverso
innumerevoli esempi. Ma giudichiamo profondamente
scorretto ridurre i corpi umani
a oggetto sessuale da abbinare a un prodotto
in modo incongruo e pretestuoso, al solo scopo
di rendere quest’ultimo desiderabile.
Questo schema pavloviano è, oltre che inefficace nel
promuovere l’autonomo valore
del prodotto, immorale, perché svilisce l’esperienza e
l’identità umana.

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Ecco le donne che fanno impresa in Emilia Romagna

By: doraVanelli \ Comments: 0 \ Date: 2 Aprile 2011
Il 5 aprile alle ore 11,00, in sede Confindustria Emilia Romagna a Bologna, viene presentato il volume Capitane Coraggiose scritto da Fabio Raffaelli e Nicoletta Barberini Mengoli e con prefazione della Presidente Anna Maria Artoni.
Quindici ritratti che mettono a fuoco un vero e proprio fenomeno unico nel suo genere in Italia: in Emilia Romagna quasi 98mila aziende, un quinto del panorama produttivo regionale, è in mano alle donne.

Il viaggio degli autori ha toccato quasi tutte le province emiliano-romagnole, raccontando non solo le vicende dell’azienda ma le figure femminili  che hanno reso possibile il successo di queste 15 realtà.


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L’altra faccia della geolocalizzazione

By: doraVanelli \ Comments: 0 \ Date: 29 Marzo 2011
Leggendo  “la vita in un tag” di Andrea D’Alessandro su My Marketing.Net mi sono detta che racconta perfettamente l’altra faccia della medaglia del mio post del 19 marzo “una posizione che conta”.

Per questo mi fa piacere linkare l’articolo del collega, al fine di avere due analisi e due punti di vista complementari del fenomeno della geolocalizzazione.
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Moduli abitativi per affitti brevi a Bologna

By: doraVanelli \ Comments: 0 \ Date: 24 Marzo 2011
Oggi ho scoperto una struttura ricettiva nel centro di Bologna, via Mascarella, che non conoscevo. 
Nel cuore antico della città, vicino alla zona universitaria, ma anche al polo fieristico e alla Stazione.  Me l’ha fatta conoscere una collega che spesso la utilizza come accomodation per clienti che cercano un alloggio per brevi o lunghi periodi in alternativa al solito hotel. Ed è un vero punto strategico da cui partire non solo per lavoro ma anche per visitare Bologna; inoltre, proprio via Mascarella ospita sotto i suoi portici  locali da anni blasonati come la Cantina Bentivoglio, il Bravo Caffè, la Taverna Mascarella, la Trattoria da Francesco, per tutti i palati e per tutti i gusti!
Non voglio recensire “i masCà”, è così che si chiama questo residence ricavato da un antico edificio e ristrutturato nei minimi dettagli, ma credo che sia d’obbiligo segnalarlo nella mia città ancora poco sensibile e attenta  alla valorizzazione dell’incoming. 
Credo che nella continua evoluzione degli stili di vita e delle abitudini queste formule alternative  di alloggio costituiscano un sistema di massima flessibilità che offre un valore aggiunto e una dimensione emozionale al consumatore sempre più proiettato alla ricerca di se stesso e del suo benessere.

i masCà

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Una posizione che conta

By: doraVanelli \ Comments: 0 \ Date: 19 Marzo 2011
Il geomarketing sta imponendosi come una leva sempre più importante nelle strategie di marketing e comunicazione adottate dalle aziende evolute. 
Si basa sull’avere a disposizione informazioni sul territiorio da utilizzare in parallelo alla conoscenza della posizione dell’utente. 
Grazie alla veloce diffusione negli ultimi due anni di smartphone e tablet collegabili al sistema GPS si sono sviluppati dei social network che fanno della geolocalizzazione il loro cavallo di “battaglia”.
Foursquare (4SQ), Gowalla, Places di FB georeferenziano contenuti mentre geolocalizzano l’utente. Inizialmente era la “nuova moda del web”, quella di geotaggare un luogo e di far sapere ai propri amici dove ci si trovasse lasciando loro messaggi. 
Ma in breve tempo si è capito la portata  del fenomeno  per il business  offrendo grandi opportunità di comunicazione del brand. 
4SQ ha circa cinque milioni di iscritti e sono evidenti le sue potenzialità perchè dopo Dennis Crowley e Naveen Selvadurai (suoi ideatori), la corsa alla “posizione che conta” è partita alla grande. 
Pensiamo solo a  Places di FB con i suoi 500 milioni di utenti (18 milioni  in Italia) di cui quasi 200 milioni navigano in mobilità. Potenzialità di business molto interessanti!
Io sono iscritta a 4SQ e mi piace  perchè è anche una specie di geolocal game. Si raccolgono punti e badge ogni volta che si fa check in un locale o in un luogo che vanno ad  accumularsi, come trofei, nel nostro profilo. Siamo insomma riconosciuti come “clienti “fedeli” (major)
Si possono  lasciare recensioni  e immagini fornendo  suggerimenti e utili indicazioni agli  amici che poi passeranno da lì. Tutto nella piena filosofia del web 2.0!
Questo apre grosse opportunità di brand marketing: particolari offerte ai clienti  fidelizzati,  sconti , invio  di informazioni mirate.
Coin, Gucci e la Provincia di Ferrara stessa  trovo che stiano utilizzando molto bene 4SQ. 
Ormai lo scopo delle aziende è avere non solo semplici clienti, ma fan del proprio marchio: persone che vi si identifichino e che si appassionino.
Con 4SQ le aziende  possono misurare questo coinvolgimento, grazie alla partecipazione e a un contatto reale con lo stesso utente.
Monica Fabris, sociologa e presidente dell’istituto di ricerca Gpf (fondato da Gian Paolo Fabris), che ha un osservatorio permanente sui social network, scrive: “Foursquare piace perché sposa due cose che piacciono agli italiani: mobilità e socializzazione. E poi simbolizza la nuova fase del Web 2.0: la contaminazione tra reale e virtuale. La socializzazione on line entra nella vita reale. Le due dimensioni della persona si ricompongono”.
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Teste eccellenti

By: doraVanelli \ Comments: 0 \ Date: 15 Marzo 2011
L’imprenditorialità è la capacità che una persona ha di tradurre idee in azioni.
Assumendosi dei rischi, dando valore alla creatività, investendo sull’innovazione e la tecnologia ma anche sul  territorio, sviluppando strategie socialmente responsabili e favorevoli  all’ambiente e non dimenticando mai che le relazioni interpersonali sono lo scheletro di qualsiasi business.
Mi è piaciuto leggere sul  Sole24ore.com una lista di dieci innovatori del decennio – stilata dalla redazione di Nòva24 – dando un volto alle idee che più hanno cambiato dieci anni di ricerca,  tecnologia e web.

Solo due donne :((

Una classifica aperta ai lettori, che possono  partecipare al Sondaggio 

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I social media nelle piccole aziende: si usano ma (spesso) senza sapere perchè

By: doraVanelli \ Comments: 0 \ Date: 11 Marzo 2011

Riporto un articolo interessante di Gianni Rusconi, in linea con il mio post precedente.

“Quello che arriva da Techaisle, società di ricerca specializzata nel campo delle tecnologie per il comparto Smb, è interessante innanzitutto perché attualizza il fenomeno ai prossimi 12 mesi. Del campione di 406 aziende (con una forza lavoro compresa fra 1 e 99 dipendenti) censite è emerso infatti che il 70% ha in programma di ricorrere, entro il 2011 e a fini promozionali, ai principali strumenti di social networking. Un altro dato curioso, spesso scarsamente evidenziato, mette per contro in luce come circa della metà delle organizzazioni, il 45% per la precisione, confessino di non sapere come queste tecnologie potranno essere d’aiuto per il loro business.
Almeno in apparenza, c’è quindi un’evidente incongruenza fra i livelli di adozione (elevati) e i previsti ritorni degli investimenti (assai nebulosi). In altri termini i social media piacciono, saranno utilizzati in due terzi delle piccole e medie imprese americane ma un imprenditore su due non sa bene cosa aspettarsi in fatto di ritorni dall’investimento”

per la sua lettura completa rimando a http://www.ilsole24ore.com

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Come entrare nel mondo dei Social Media

By: doraVanelli \ Comments: 0 \ Date: 4 Marzo 2011
Nel 2011 il Social Media Marketing (SMM) dovrebbe fare parte delle leve strategiche di marketing aziendale.
E’ importante stabilire degli obiettivi chiari da raggiungere in un determinato arco temporale, e non sottovalutare mai che il profilo on line rappresenta la nostra identità! E che costruirci la nostra personalità è fondamentale per lo sviluppo del business.
Troppe sono le aziende che vedo entrare in questo “mondo” senza un piano di azione concreto solo perchè
comporta un investimento poco dispendioso rispetto ai mezzi tradizionali e tante, ragionando così, hanno già fatto un buco nell’acqua.
Guardiamoci intorno, cosa fanno anche i nostri competitor ma non per emulare le loro azioni ma per essere spronati a fare meglio e a trovare un vantaggio competitivo. 
Se non si hanno le competenze necessarie, è suggeribile collaborare con partner esterni (agenzie o consulenti) per pianificare e supportare la propria strategia ma anche per formare  il personale interno a questa attività.
I social media sono una piattaforma in cui si costruiscono relazioni dirette con il pubblico per cui è basilare dare un volto e un nome alla nostra identità on line .
Tutto questo richiede una costante partecipazione  in termini di ascolto, interazione, risposte. 
E questo coinvolgimento tra pubblico e azienda da i suoi frutti nel medio-lungo periodo. 
C’è bisogno di fiducia, di costanza e di passione, tutti elementi che prendono forma solo col tempo. Se invece ai sociamedia si dedicano sforzi iniziali per poi perdere interesse, inesorabilmente il pubblico perderà interesse per noi facendoci cadere nell’oblio. 
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Chi sono i nativi digitali?

By: doraVanelli \ Comments: 5 \ Date: 28 Febbraio 2011
A questa domanda che negli ultimi anni tutti noi over quaranta ci siamo posti almeno una volta, aggiungo: ” Chi è mia figlia?”, quindicenne che ascolta l’iPod, utilizza l’iPhone, legge l’iPad, accende la TV solo in sottofondo, scarica musica da  iTune, scambia al volo  SMS mentre chatta su FB, guarda l’ultimo video su YouTube,  fa check-in su  Foursquare trova sintesi e info su Wikipedia, sconti su Groupon e legge le recensioni su TripAdvisors? Un’aliena? Un Visitors? Semplicemente una nativa digitale.
Sono loro, la generazione dei nativi digitali, della net culture che scaricano brani, film, taggano, postano, che hanno dato vita ad una rivoluzione culturale senza eguali, globale e  proiettata in avanti.
20 anni, è  lo spazio anagrafico di questa generazione che va dal 1977 al 1997, nata sotto il segno dello sviluppo tecnologico e digitale, quella che tra quache anno leggerà solo quotidiani sull’Ipad, acquisterà solo servizi on line, non utilizzerà cash ma carte di credito, ecc…
Don Tapscott, canadese sessantrenne, dieci anni dopo il libro “Crescere digitali”  torna ad indagare questa  generazione che aveva già definito come “decisamente diversa”. 
Col suo staff ha raccolto  le interviste di 11mila nati tra il 1977 e il 1997 e ha provato a dare organicità a un quadro fin qui frammentario, perché quasi sempre ricostruito, studiato e soprattutto valutato dagli adulti, che per i giovani nati dopo il 1977 sono o Baby Boomer (i nati tra il 1946 e il 1964) o X Gener (1965-1976).
Io faccio parte della generazione X e per quanto lavori in questo ambito, conosca i SM e le loro potenzialità non ragionerò mai come mia figlia perchè filtro analiticamente e mi pongo spesso da osservatore e non da sperimentatore. Un ventenne non lo fa, il suo approccio è quello di testare, di utilizzare il mezzo, di trasformarlo e personalizzarlo. Si pone come interlocutore, come player che partecipa attivamente, che si muove con scioltezza che pretende informazioni in tempo reale quando le richiede.
Questo le aziende lo sanno? Sanno che “al di là” del vecchio target ci sono persone che  desiderano interagire, creare esperienze, essere coinvolte attivamente?
 
Allora dotiamoci di strumenti utili a comprendere come il vero problema sia quello di ostinarsi a vestire la realtà nuova con una vecchio abito. 
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